
Il giornale scientifico Blood, la maggiore rivista di ematologia mondiale, pubblica sul numero del 5 Novembre, un articolo intitolato “Increased tumor burden in Chronic Myeloid Leukemia patients after 36 months of imatinib discontinuation.” https://doi.org/10.1182/blood.2019004371
«Si tratta di uno studio internazionale coordinato da UNIMIB su 107 pazienti con Leucemia Mieloide Cronica che hanno sospeso la terapia con imatinib, farmaco sviluppato 20 anni fa proprio all'interno dell’Università di Milano-Bicocca», afferma il prof. Carlo Gambacorti Passerini, che ha coordinato lo studio. «Questo studio ha identificato una problematica finora non nota: i pazienti che smettono la terapia e non la devono riprendere (circa la meta’ del totale) mostrano pero’ la presenza e un certo aumento del carico di cellule leucemiche, anche se queste utlime rimangono molto basse. Una situazione nuova da valutare con attenzione».
La scoperta e’ stata resa possibile dall’utilizzo di una metodica conosciuta come digital PCR, in grado di rilevare quantita’ molto basse di cellule leucemiche nel sangue dei pazienti, anche 1 su 10 milioni.
Da un punto di vista clinico questo significa che pazienti affetti da questa malattia devono essere seguiti e monitorati nel tempo, per prevenire recidive. La LMC, grazie allo sviluppo di farmaci come l’imatinib, e’ ora la leucemia di piu’ frequente riscontro e vi sono oltre 30.000 pazienti con LMC in Italia.
Da un punto di vista scientifico, la presenza di cellule leucemiche incapaci di replicarsi nonostante la sospensione della terapia rappresenta un quesito biologico nuovo e molto importante.
«Puntiamo a continuare a ottenere risultati e riconoscimenti importanti e a diventare una delle colonne portanti del costituendo IRCCS», conclude il prof. Gambacorti-Passerini, che e’ professore di Ematologia all’Universita’ di Milano Bicocca e direttore della UOC di Ematologia presso l’Ospedale S. Gerardo.
Ricerca finanziata da AIRC, Associazione Italiana per la Ricerca sul Cancro