Pubblicato su Anesthesiology un nuovo studio che rivela come il corpo umano compensa l'accumulo di anidride carbonica nella respirazione

Scopri i risultati condotti dal gruppo di ricerca di Anestesiologia del Dipartimento di Medicina e Chirurgia
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La prestigiosa rivista americana Anesthesiology premia il gruppo di ricerca di Anestesiologia pubblicando i risultati di un'analisi proveniente da molteplici studi pubblicati fino al 29 aprile 2021.

Gli autori dello studio, docenti e ricercatori del Dipartimento di Medicina e Chirurgia, Francesco Zadek, Andrea Danieli, Serena Brusatori, Lorenzo Giosa, Martin Krbec, Laura Antolini, Roberto Fumagalli, Thomas Langer, si sono posti l'obiettivo di comprendere come il nostro corpo si adatti alle variazioni respiratorie.

L'anidride carbonica, prodotto di scarto del metabolismo cellulare, viene eliminata a livello polmonare tramite la respirazione. In caso di insufficienza respiratoria può accumularsi, determinando un' acidificazione del sangue. Per ridurre l'impatto fisiologico dell'acidosi, il corpo umano ha diversi meccanismi di compenso, il cui effetto è stato descritto negli anni '60-70 a Boston (Boston Rules). I meccanismi sottostanti non erano tuttavia ancora stati compresi.

Nello studio appena pubblicato, i ricercatori dell'Università degli Studi di Milano-Bicocca hanno rianalizzato i dati originali raccolti dai ricercatori di Boston, focalizzandosi sulle alterazioni elettrolitiche, con lo scopo di comprendere la fisiologia sottostante. Lo studio dimostra che il corpo si protegge dall'accumulo di anidride carbonica modificando la composizione dei sali ematici (sodio e cloro). In particolare, il sodio è il principale elemento nel contesto di alterazioni acute, come ad esempio nell' esacerbazione dell'asma. Al contrario, nel contesto di alterazioni croniche, come la bronchite cronica ostruttiva, i reni hanno un ruolo centrale, favorendo l'eliminazione del cloro e quindi una riduzione della sua concentrazione plasmatica.

I risultati dello studio sono utili per la pratica clinica quotidiana per differenziare tra condizioni acute e croniche e per comprendere, e quindi eventualmente trattare, gli squilibri elettrolitici concomitanti.